lunedì 23 febbraio 2009

CONVEGNO CISM-USMI A TORINO

Sabato 21 febbraio scorso, presso la Sala conferenze dell’Opera Cottolengo a Torino, si è tenuto l’annuale convegno organizzato dalla CISM ed USMI regione Piemonte e Valle d’Aosta sul tema: “Vita Consacrata e profezia. L’identità del profeta.”
Relatore d’eccezione è stato padre Anselm Grün osb, benedettino, il quale con molta efficacia ha saputo interessare e coinvolgere attivamente più di 350 religiose/i nella mattinata e 200 giovani religiosi/e nel pomeriggio, insieme ai loro formatori/trici.
Era presente anche il vescovo delegato della CEP, mons. Giuseppe Guerrini, il vicario episcopale per la vita consacrata don Paolo Ripa di Meana, il padre Generale del Cottolengo, don Aldo Sarotto e la vice-madre generale delle suore del Cottolengo.
La relazione del mattino ha voluto mettere in evidenza che, come i profeti sono sempre sorti in epoche di crisi per annunziare la volontà di Dio al popolo di Israele, così nella storia della Chiesa gli ordini religiosi hanno sempre avuto una vocazione profetica. Essi hanno offerto una risposta, nella Chiesa e nella società, agli aneliti delle persone. E hanno messo il dito nella piaga quando la Chiesa si è troppo adattata ed ha girato solo su se stessa. In tal modo i primi monaci hanno dato una risposta alla mondanizzazione della Chiesa. Benedetto, in un tempo di migrazioni, ha fondato dei luoghi comunitari che hanno portato una stabilità nel loro ambiente. Di fronte alla struttura feudale della Chiesa e della società Francesco ha ridestato la sensibilità per la povertà. Domenico ha fatto proprio il desiderio dei catari di una fede pura e limpida. Ignazio ha voluto dare una risposta alla Riforma e orientare di nuovo la vita soltanto verso la figura di Gesù Cristo. E i numerosi ordini religiosi sorti nel diciannovesimo secolo hanno risposto alle necessità dei loro tempi. Si trattò sempre di una risposta profetica, una risposta che proveniva da Dio, un tentativo di concretizzare la volontà di Dio in quella certa epoca.
Obiettivo dell’intervento, quindi, oltre a fare memoria storica è stato quello di tentare di richiamare l’attenzione su come gli ordini religiosi possono attuare la loro vocazione profetica oggi, nel nostro contesto.
“Noi in quanto profeti siamo piuttosto messi a confronto con la nostra impotenza. Al di fuori di noi non sappiamo come oggi vada la vita cristiana. Tuttavia noi vogliamo, come i profeti, ascoltare solo ciò che Dio oggi ha da dire a noi, alla Chiesa e al mondo. C’è bisogno di umiltà e di onestà, di apertura e sensibilità, di ascolto di Dio e di ascolto dei segni dei tempi, di un’accresciuta percezione di ciò che accade nel nostro tempo, e c’è bisogno dello sforzo dello Spirito per poter compiere oggi in modo credibile ed efficace la nostra missione profetica nell’ascolto di Dio e nell’analisi del nostro tempo.”
Nel pomeriggio l’incontro è proseguito con una vivace partecipazione dei giovani religiosi/e sul tema: “ Formazione e trasformazione”. “Oggi – ha sottolineato padre Grun - non ci possiamo attendere che i giovani e le giovani che entrano nelle nostre comunità portino già con sé la necessaria maturità umana. È decisivo che siano pronti a guardare i loro punti di forza e di debolezza e i loro deficit. Il cammino spirituale dice che tutto può essere trasformato. Ma può essere trasformato solo ciò che noi accettiamo e guardiamo. Il pericolo è che qualcuno non sia pronto a guardare la propria verità. Allora non prende la strada della trasformazione, ma la strada della compensazione. Che lo porta in un vicolo cieco…” .








Materiale disponibile

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lunedì 9 febbraio 2009

Evangelizzazione e Comunicazione







Evangelizzazione e Comunicazione

Evangelizzazione e Comunicazione


Comunicato Stampa


Nota del Centro di Ateneo di Bioetica dell’Università Cattolica
in merito al caso Englaro e ai problemi di assistenza socio-sanitaria


Il Centro di Ateneo di Bioetica dell’Università Cattolica, diretto dal prof. Adriano Pessina, in merito al caso Englaro e ai problemi si assistenza socio-sanitaria dichiara:

Il Caso Englaro nei suoi aspetti etici, clinici, giuridici, politici, ha aperto problemi nuovi alla società civile. Si profilano di fatto dei cambiamenti che interessano il rapporto tra medico e paziente nelle prassi di cura, che mettono in discussione il tema dell’indisponibilità della vita come principio costituzionale, che tendono quasi ad attribuire ai tribunali un potere legislativo sul modello del common law, estraneo alla tradizione giuridica italiana, che mettono in discussione l’impostazione dell’assistenza socio-sanitaria nazionale e il riconoscimento dei diritti delle persone con disabilità. L’idea che la soluzione a questi problemi possa venire soltanto dall’introduzione del testamento biologico è perlomeno discutibile, perché al di là dei desideri del singolo cittadino, è necessario sapere a quali criteri oggettivi si ispira l’assistenza sanitaria nazionale, quali garanzie di tutela e di non discriminazione sono date a coloro che non intendono fare il testamento biologico, o che, per età, condizioni patologiche, condizioni culturali, non lo faranno mai: la scelta di essere curati indipendentemente dalle condizioni mentali contingenti o permanenti verrà stigmatizzata come irrazionale? O lasceremo che ogni singolo caso venga arbitrariamente deciso secondo le prospettive etiche dei singoli tutori? Nel caso Eluana sono riecheggiate frasi come “vita non degna di essere vissuta” e sono stati formulati giudizi sconcertanti sulla stessa morte, al punto che Eluana sarebbe nello stesso tempo morta 17 anni fa e però dovrebbe essere, oggi, lasciata morire di morte naturale. Quali garanzie di non discriminazione e di reale tutela delle persone che non sono autosufficienti a livello fisico o psichico possono essere fornite laddove prevalessero l’opinione, l’emozione, i disagi esistenziali e le sofferenze di quanti dovrebbero prendersene cura?
Nessuno si illuda di mettere il bavaglio alla coscienza e all’intelligenza dei cittadini. Né di limitare la libertà di pensiero e di parola di quanti temono, credenti o non credenti, che si stiano ponendo le premesse per uno stato etico che può decidere quando una vita è o no degna di essere vissuta, o per quanti anni una persona in stato vegetativo possa o no essere assistita. Tutto ciò con il paravento della laicità e della libertà dell’individuo. La laicità diventa ideologia quando cessa di essere un metodo di confronto e pretende di farsi interprete univoca del senso della cittadinanza e introduce un concetto arbitrario di vita e di morte, che non ha alcun riferimento con i parametri dell’accertamento scientifico ma con la valutazione della qualità della vita. I cattolici hanno tutto il diritto di esprimere, come cittadini italiani, le loro preoccupazioni nei confronti di un caso che non attiene alla sfera privata dei singoli, o alla dimensione della coscienza morale individuale, ma alla politica sociosanitaria italiana, allo stato di diritto, alla questione centrale dell’indisponibilità della vita come garanzia di non discriminazione tra i cittadini in forza della loro condizione patologica. Non ci sono ragioni cattoliche, ma soltanto ragioni. Da questo punto di vista, non ha alcun senso cercare di trasformare questo dibattito in un confronto tra credenti e non credenti, perché ciò che è in gioco è il significato della cittadinanza e del tipo di democrazia che intendiamo difendere.


Centro di Ateneo di Bioetica
Università Cattolica del Sacro Cuore
Via Nirone 15, 20123 Milano
Tel. 02.7234.2922
Fax 02. 7234.2207
E-mail
http://www.centrodibioetica.it/

mercoledì 4 febbraio 2009

Pro-voc@zioni

Per osare con Paolo la nostra vocazione

L’incontro sulla via di Damasco segna il chilometro zero di uno degli itinerari missionari più strepitosi che la storia del cristianesimo conosca. Paolo accoglie la sua vocazione e decide di osarla fino in fondo. Non si accontenta di viverla. Lui la osa, la azzarda, la respira a pieni polmoni, trasformando ogni fibra del suo essere in annuncio. Proclamare il Vangelo è in lui un’esigenza, bisogno profondo e ragione di vita: “Guai a me se non annunciassi il Vangelo” – esclamerà nella prima lettera alla comunità di Corinto. La missione non sarà mai un mestiere per Paolo. È il senso del suo essere, è una ricerca continua, è notte insonne, anelito, sete, è stupore … fino a poter dire: “Non son più io che vivo, ma vive in me Cristo” (Gal 2,20).

Paolo si fa nomade per il vangelo. Ha bisogno delle strade, di sposarne le curve, di sentirne le asperità sotto la pianta del piede. Forse è sempre a causa di quel primo incontro con il Risorto, incontro consumato sulla strada, appunto. La polvere sui piedi, la stanchezza nei polpacci, il vento sulle labbra, il sudore che tremola sul ciglio degli occhi, tutto gli parla di quel giorno, della Luce che gli spense la luce, di quella voce (dolcissima voce) che ridusse a silenzio tutte le sue certezze. La nostalgia di quell’incontro decisivo lo spinge a nuove partenze. Paolo sente che, passo dopo passo, incrocio dopo incrocio, curva dopo curva, si prolunga e si precisa quell’esperienza originaria. Vede il vangelo farsi carne nella sua carne. Lo sente crescere in lui, lievitare nelle pieghe delle sue giornate, farsi balsamo sulle piaghe della sua umanità, man mano che lo dona, incontro dopo incontro, da una città all’altra, da una piazza all’altra. “Paolo, servo di Gesù Cristo, apostolo per vocazione, prescelto per annunciare il vangelo di Dio” (Rm 1,1), si fa nomade perché tale è il Dio di Gesù. Yahwè ha familiarità con le strade degli uomini. Anzi, con Israele fa esperienza anche delle piste canicolari del deserto. Conosce talmente il camminare che è capace di aprire cammino anche lì dove il cammino sembra impossibile, come quel giorno quando divise il mare e col suo popolo di schiavi lo attraversò. Yahwè è il Dio che ascolta il grido del suo popolo e “scende” perché i suoi “salgano” verso la terra che lui ha preparato per loro. Ad ogni tribù d’Israele è assegnata una porzione della terra promessa. A tutte, tranne ad una: la tribù di Levi. I leviti, infatti, dovevano disperdersi in tutto Israele e passare di terra in terra, per essere segno visibile della itineranza di Dio in mezzo al suo popolo. Quando i leviti smarriranno la loro vocazione di nomadi, saranno profeti itineranti ad esprimere la vicinanza e la sollecitudine di Dio per Israele. In Gesù, poi, Dio si dà un corpo per muoversi incontro all’uomo. Gesù, il Dio-con-noi, sempre in viaggio, senza una pietra dove posare il capo, s’identificherà talmente col camminare che di sé dirà: “Io sono la via”. Quello stesso Gesù, perché il suo camminare in mezzo agli uomini si prolunghi nello spazio e nel tempo, indicherà agli apostoli gli estremi confini della terra come nuovo orizzonte della loro esistenza. Sulla via Paolo incontra la “Via” e gli entra nel sangue. Da quel momento solo gli interessa di piacere a Dio che l’ha reso degno di annunciare il Vangelo (cfr 1Ts 2,3-5) e di farsi imitatore di Cristo (cfr 1Cor 11,1).

Abbiamo definito Paolo un nomade del vangelo, ma, forse, lui preferirebbe essere descritto come errante. Parola decisiva per Israele, scritta nel cuore più antico del testo santo: “Mio padre era un Arameo errante …” (Dt 26,5). Quante volte Paolo avrà ripetuto nella festa delle primizie l’incipit del piccolo credo storico di Israele. Errare non vuol dire solo vagare, camminare, muoversi, ma anche sbagliare. Paolo si riconosce in entrambi i sensi di questa parola. Egli è, infatti, errante per il Vangelo dopo l’incontro con il Risorto, sempre in movimento, instancabile camminatore, pellegrino di città in città. Ma errante era anche quando si chiamava ancora Saulo, chiuso com’era nel suo zelo farisaico, prigioniero della Legge, persecutore di cristiani. Corre per il mondo proclamando il Vangelo, ma sentirà perennemente sulle braccia il peso dei mantelli degli uccisori di Stefano. La forza del suo annuncio nasce dalla coscienza della sua fragilità. Paolo conosce il suo lato oscuro. Egli che è passato attraverso la stagione del fanatismo, sa che gli uomini religiosi possono essere di una ferocia assoluta quando smettono di nutrirsi di misericordia e di passione autentica per l’uomo. Danno a Dio il volto crudele della loro arroganza e nel tentativo di difenderne l’assoluta purezza macchiano il suo nome col sangue dei suoi stessi figli. Chiamano pietà la loro ferocia e timor di Dio il loro disprezzo per la vita degli altri. Ecco perché Paolo si aggrappa alla Croce con la disperazione di un naufrago. Ha bisogno del Crocifisso, di centrarsi unicamente su di lui. Gli occorre la “follia” della Croce per guarire dalla febbre della Legge che lo ha consumato per anni.


Qualche domanda per la nostra vita

Osare la propria vocazione
Che cosa può aiutarmi a non trasformare in mestiere la mia vocazione?
Quali freni sento dentro di me ed intorno a me quando penso alla possibilità di vivere una esperienza missionaria?

Nomadi del Vangelo
Mi sento chiamato ad abbracciare il mondo e a vivere una vocazione universale?
Come posso preservarmi dal rischio di “sedentarizzazione” spirituale?

Errante
Che rapporto ho con le mie ferite, con la fragilità?
Paolo dice: “Quando sono debole, è allora che sono forte” (2Cor 12,10). Cosa vuol dire con questa frase? Ho già vissuto un’esperienza in cui ho potuto sperimentarne la verità? Racconta.

Conferenza Beato Rosaz

martedì 3 febbraio 2009

Osservatorio sull'Audiovisivo Religioso in Italia


Osservatorio sull'Audiovisivo Religioso in Italia

Numero 44 - 1 febbraio 2009


Newsletter curata da NOVA-T Produzioni Televisive e Multimediali
via Ferdinando Bocca, 15 - 10132 Torino - newsletter@nova-t.it - info@nova-t.it


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In questo numero:
Messaggio Giornata Mondiale Comunicazioni Sociali: la Generazione digitale
Accordo tra Santa Sede e Google Italia: è solo l'inizio
Abitare il virtuale: scelta della Chiesa italiana
Evangelizzazione e comunicazione: i nuovi corsi di NOVA-T
Associazione Archivio nazionale Cinema Religioso e Missionario
Lo sai che?

Messaggio Giornata Mondiale Comunicazioni Sociali: la Generazione digitale
È dedicato alla generazione digitale il messaggio di Benedetto XVI per la 43ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, che si celebra il prossimo 24 maggio e ha per tema «Nuove tecnologie, nuove relazioni. Promuovere una cultura di rispetto, di dialogo, di amicizia». «Le nuove tecnologie digitali – scrive il Papa – stanno determinando cambiamenti fondamentali nei modelli di comunicazione e nei rapporti umani»: cambiamenti che sono particolarmente evidenti tra i giovani, i quali si sentono a loro agio in un mondo digitale che spesso sembra invece estraneo a quanti di noi, adulti, hanno dovuto imparare a capire ed apprezzare le opportunità che esso offre per la comunicazione. Tali tecnologie, prosegue il messaggio, hanno uno straordinario potenziale e «sono un vero dono per l'umanità», a condizione che «i vantaggi che esse offrono siano messi al servizio di tutti gli esseri umani e di tutte le comunità, soprattutto di chi è bisognoso e vulnerabile».
Clicca qui per leggere il Messaggio del Papa

Accordo tra Santa Sede e Google Italia: è solo l'inizio
«Il futuro porterà ulteriori ed entusiasmanti sviluppi». Con queste parole Henrique de Castro, Managing Director Media Solutions di Google, ha definito la nuova iniziativa del Centro Televisivo Vaticano e della Radio Vaticana in collaborazione con Google. «La Chiesa cattolica – ha aggiunto – ha capito l'opportunità» che il web e le nuove tecnologie le offrivano per diffondere il suo messaggio e «vi ha aderito». L'iniziativa è stata avviata in coincidenza con la diffusione del Messaggio del Papa per la Giornata delle Comunicazioni sociali.
Ogni giorno, su YouTube vengono inseriti brevi video sull'attività del Papa e della Santa Sede, a cura della Radio Vaticana e del Centro Televisivo Vaticano. «Un'evoluzione del tutto naturale, che corrisponde alla presenza della Chiesa nel mondo », ha spiegato nel dare l'annuncio padre Federico Lombardi, direttore – oltre che della Sala stampa della Santa Sede – della Radio Vaticana e del Centro televisivo vaticano (Ctv), ovvero le due strutture che producono le clips trasmesse dal nuovo servizio http://www.youtube.com/vatican.

Abitare il virtuale: scelta della Chiesa italiana
Il blog come un sagrato; 7 parrocchie su 10 sono connesse ad Internet ed il 16% delle 26 mila parrocchie ha un sito; per le diocesi, tutte hanno un sito. Questi i dati emersi dal convegno nazionale «Chiesa in rete 2.0» organizzato a Roma il 19 e 20 gennaio dall'Ufficio Comunicazioni Sociali e dal Servizio informatico della Cei. Relazioni ed esperienze concrete si sono alternate, delineando un panorama in cui da un lato si indugia ancora ad interrogarsi sulle possibilità, potenzialità e limiti della rete; più difficile avviare un efficace lavoro di evangelizzazione in rete almeno a livello istituzionale. «La Chiesa – spiega don Domenico Pompili, direttore dell'Ufficio per le Comunicazioni sociali – intende abitare il nuovo territorio virtuale. Nella Rete vogliamo starci e non capitarci. La Rete è una scelta e non semplicemente un caso». Per Pompili, «il virtuale rappresenta il luogo dove poter incontrare molte persone, in particolare i giovani. Prescindere da Internet vorrebbe dire precludersi di dialogare con le generazioni più digitali».
Clicca qui per informazioni sul convegno

Evangelizzazione e comunicazione: i nuovi corsi di NOVA-T
Un anno dopo il debutto nel mondo della formazione, NOVA-T rinnova e amplia la sua offerta di corsi sulla comunicazione rivolti alle persone consacrate e agli operatori pastorali.
L'accoglienza e l'interesse dei partecipanti delle edizioni del corso dei mesi passati hanno confermato la necessità del mondo religioso di conoscere e confrontarsi con i mezzi della comunicazione, per poterli interpretare e usarli efficacemente nell'annuncio del Vangelo.
La nuova proposta formativa prevede tre tipi di corso diversi:
Evangelizzare con le immagini: un corso-base per conoscere meglio il funzionamento della comunicazione contemporanea, per informarsi sulle indicazioni del Magistero, per trovare strumenti e modalità di evangelizzazione.
Montaggio, dall'idea alla pratica: un seminario per sperimentare le funzionalità comunicative e narrative dei diversi tipi di montaggio.
Comunicare bene, evangelizzare meglio: un laboratorio di teorie e tecniche per apprendere come progettare e diffondere le proprie scelte comunicative.
Le lezioni dei corsi sono svolte da professionisti dei diversi campi della comunicazione.

I prossimi appuntamenti previsti:
Evangelizzare con le immagini, Roma, 3-5 marzo;
Montaggio, dall'idea alla pratica, Torino, 10-12 marzo;
Comunicare bene, evangelizzare meglio, Roma, 24-26 marzo.
Per tutti coloro che, pur rendendosi conto della crucialità di questo tema, non riuscissero a partecipare ai corsi previsti, la NOVA-T offre la possibilità di organizzarli presso le sedi delle congregazioni, nei tempi che si riterranno più opportuni.
Per conoscere i dettagli dei singoli corsi è disponibile una sezione dedicata nel sito.
Per informazioni e iscrizioni: info@nova-t.it e 011.899.14.00

Associazione Archivio nazionale Cinema Religioso e Missionario
Nello scorso mese di dicembre si è costituita l'Associazione Archivio Nazionale del Cinema Religioso e Missionario, il cui scopo è quello di raccogliere e preservare il patrimonio audiovisivo prodotto nel ventunesimo secolo da Ordini e Istituti religiosi.
Nel corso del '900 infatti, e soprattutto negli anni '40, '50 e'60, le congregazioni religiose hanno prodotto molti filmati: messi su pellicola, venivano proiettati in varie occasioni, giravano le parrocchie, i gruppi di animazione, le diocesi e le città. Poi l'attenzione verso questo tipo di comunicazione è calata, le bobine sono state messe «in archivio» e dimenticate.
Proprio per evitare che questo tesoro vada rovinato e perduto, l'Archivio nasce con l'intento di individuare, catalogare e conservare tutti i documenti audiovisivi che hanno attinenza con il mondo religioso: pellicole, bobine, fotografie… Oltre alla raccolta dei materiali, l'associazione lavora, ove necessario, al recupero delle pellicole rovinate ed al riversamento delle immagini su supporti digitali, per rendere i film accessibili e visibili ancora oggi da parte di un pubblico ampio. Scopo ultimo dell'associazione è infatti valorizzare questo patrimonio culturale ed artistico, mettendolo a disposizione per studi e ricerche oltre che dando vita ad eventi e rassegne sul tema.
NOVA-T da tempo lavora in questo settore e con piacere collabora con la nuova Associazione del Cinema Religioso e Missionario. Nel corso degli anni ha aiutato le Congregazioni con cui ha collaborato a recuperare i propri film d'archivio, raccogliendo diverse centinaia di titoli, che sono stati tra l'altro la base per la pubblicazione di Film & Mission, Per una storia del cinema missionario (per cui NOVA-T ha curato il DVD allegato al libro).
Guarda la sezione Archivio Missionario sul sito NOVA-T

Lo sai che?
Nel corso degli anni numerosi attori e attrici di teatro e cinema hanno lavorato nelle fiction NOVA-T. Guarda le foto e le biografie: Clicca qui

La sezione "news" del sito Nova-T è aggiornata quotidianamente.
Informati sulle presentazioni dei programmi, le messe in onda televisiva, i festival del cinema e i momenti piu' importanti della vita ecclesiale.
http://www.nova-t.it/
Sul sito della NOVA-T è possibile guardare i trailer e le foto di scena di documentari, fiction e reportage. Segui le novità in uscita: Clicca qui

Per informazioni o ricevere questo bollettino: newsletter@nova-t.it - Per cancellarsi: inviare una mail con oggetto: cancella. Informativa sulla riservatezza dei dati: art. 13 sulla privacy (D.Lgs 196 del 30-6- 2003). Direttore responsabile: Fabrizio Mastrofini – Direttore editoriale: Paolo Pellegrini Redazione: Sante Altizio, Paolo Damosso, Andrea Tomasetto, Simona Borello.

Newsletter Immagini Senza Frontiere numero 44 – 1 febbraio 2009

lunedì 2 febbraio 2009

Legge Oratori 2009



LEGGE REGIONALE n.26 (11novembre 2002) SUGLI ORATORI

OPPORTUNITA’ PER IL 2009

La Regione Piemonte riconosce la funzione educativa, formativa, aggregatrice e sociale svolta…attraverso le attività di oratorio (art.1)
La Regione Piemonte finanzia “azioni ed interventi che si realizzano negli oratori per la diffusione dello sport, la promozione di attività culturali nel tempo libero, per prevenire e contrastare l’emarginazione sociale, il disagio anche a causa di handicap e la devianza in ambito minorile” (art.2 e 5)
Per dare gambe a tutto ciò è stipulato un protocollo d’intesa tra la Regione Piemonte, la Conferenza Episcopale Piemontese e altre religioni sulla base di una Deliberazione della Giunta Regionale che approva i criteri dell’Intesa stessa. Tale protocollo definisce le modalità concrete per accedere ai contributi. In pratica…

Come funzionerà l’accoglimento dei progetti
Chi ha progetti di azioni ed interventi per l’anno 2009 li presenta in duplice copia all’Ufficio Diocesano di Pastorale Giovanile, via Val della Torre 3, 10149 Torino, entro il 27 febbraio.
La Commissione Regionale di Pastorale Giovanile raccoglie tutti i progetti di tutte le Diocesi del Piemonte e prepara per la Regione Piemonte un articolato piano di interventi.
La Direzione regionale competente dell’Assessorato alle Politiche Sociali esamina e approva il piano e assegna il contributo in due rate: l’80% all’approvazione del piano e il 20% a saldo.



Circa l’elaborazione dei progetti

I progetti si riferiscono ad attività dell’anno 2009.

Qualche sacerdote mi ha chiesto uno “schema” per scrivere i progetti. Ci sono, come sappiamo, diverse scuole di pensiero. Mi sembra però che non possano mancare nella elaborazione di un progetto:
- i destinatari del progetto
- gli obiettivi del progetto
- la “articolazione” (o “contenuti”, o “svolgimento”, o “descrizione”) del progetto
- gli indicatori di verifica e le modalità di verifica previste
- il preventivo di spesa e, a progetto effettuato, il bilancio effettivo

In ogni caso trovate in allegato un modulo-tipo che l’anno scorso è stato di qualche utilità.

Cosa ci dovrà certamente essere scritto nella rendicontazione dei progetti da presentare a progetto effettuato e comunque entro il 10 gennaio 2010

1. La dichiarazione che non sono stati erogati altri contributi pubblici o privati per le medesime voci di spesa
2. Il rendiconto delle spese sostenute, con elenco dei documenti fiscalmente validi (fatture, ricevute fiscali, parcelle, ecc.). In Regione è stato fatto espressamente questo esempio:

descrizione documento fiscalmente valido (es. Fattura n.xxx: bolletta Enel)
Importo complessivo (es.472 euro)
Spesa relativa al contributo assegnato, cioè quota afferente al progetto (es.200 euro)
Descrizione documento fiscalmente valido (es. Fattura n.xxx: acquisto materiale per giochi)
Importo complessivo (es. 112 euro)
Spesa relativa al contributo assegnato, cioè quota afferente al progetto (es. 112 euro)

Credo che se adottiamo tutti questo schema facilitiamo le cose alla Commissione Regionale di Pastorale Giovanile che è deputata a interloquire con la Regione

Alcune cose che è bene comunque tenere presente:

1. Per stimolarci a fare le cose non solo bene, ma anche con un respiro squisitamente pastorale, la Commissione Regionale di Pastorale Giovanile, d’accordo con i Vescovi del Piemonte, suggerisce di volgere le energie a progetti che si caratterizzano per
- essere innovativi
- essere rivolti alla dimensione formativa
Conviene, per esempio, orientarsi a finanziare “attività”, “personale”, “sperimentazioni” acquisto di “materiali per la pastorale”… (a questi progetti sarà data priorità) piuttosto che “edilizia” (questi progetti vanno orientati ad altre forme di finanziamento, per le quali conviene fare riferimento all’Ufficio Economato).
2. Per quel che riguarda la nostra Diocesi, a parità delle condizioni di cui sopra (innovazione e formazione), verranno privilegiati i progetti presentati dalle Unità Pastorali (firmati anche dal Moderatore) che riguardino tutti gli oratori dell’Unità Pastorale.

Spero di avere dato almeno le informazioni necessarie per partire. Resto a disposizione per eventuali chiarimenti.
Segnalo inoltre che l’Associazione NOI Torino – Team Oratori Piemontesi (tel. 011.8395770) è disponibile per accompagnare gratuitamente i propri associati nella elaborazione dei progetti.
Buon lavoro!

Conferenze sulla donna-Cottolengo